La Villa dei Quintili sulla Via Appia

 

La villa dei Quintili era la più estesa villa del suburbio romano. Lo Stato ha acquistato gran parte dell’area occupata anticamente dal grandioso complesso solo nel 1985 dagli eredi Torlonia che ne erano proprietari. Il sito, noto nella cartografia antica come “Statuario”, per la ricchezza delle opere d’arte, o come “Roma Vecchia”, perché le imponenti rovine evocavano un’antica città, è situato al V° miglio della Via Appia, dove i romani rispettavano un’area e monumenti sacri legati a fatti leggendari. Solo nel 1828 il ritrovamento di alcune fistule acquarie di piombo con impresso il nome di Sesto Quintilio Condiano e Sesto Quintilio Valerio Massimo ha permesso di identificare i proprietari della villa nei due fratelli Quintili, noti personaggi della vita pubblica ricordati dalle fonti letterarie anche per la cultura, l’abilità militare, la concordia e la ricchezza. (Nella foto sotto: la Villa Quintili in una riproduzione).   Da allora la villa rimase di proprietà imperiale almeno fino a tutto il III° sec. d. C. come testimoniano le notizie degli autori antichi e ritratti e iscrizioni degli imperatori trovati nella villa. Le prime campagne di scavo nella villa si svolsero nell’ultimo venticinquennio del ”700 quando il papa Pio VI promosse una serie di ricerche con lo scopo di arricchire il Museo Pio-Clementino. Questi scavi, svolti sotto la responsabilità della Camera Apostolica e del Sacro Monte di Pietà, proprietari dei terreni, pertinenti all’Ospedale del SS. Salvatore (Sancta Sanctorum), erano finanziati dai proventi del gioco del lotto che si sorteggiava nove volte l’anno in Piazza di Montecitorio. Le opere provenienti da queste campagne di scavo settecentesche sono oggi conservate per lo più nei Musei Vaticani, in parte al Louvre, in parte nella Gliptoteca di Monaco, in parte disperse in collezioni private non rintracciabili al momento, a eccezione della lastra in alabastro confluita nel Museo Nazionale Romano dal Museo Kircheriano, con iscrizione cristiana, ora esposta nell’Antiquarium della villa. Dal 1797 fino ai tempi recenti la storia della villa è legata alla famiglia dei Torlonia i quali dal 1828 diedero l’avvio a scavi sistematici nella zona, che continuarono a più riprese, sotto la responsabilità di diversi archeologi. La finalità era senza dubbio quella di recuperare opere d’arte per le collezioni della famiglia destinate a ornare il palazzo a Piazza Venezia, quello di via della Conciliazione e poi a costituire il Museo Torlonia nel palazzo di via della Lungara. Durante gli scavi eseguiti sotto la direzione di A. Nibby, concentrati soprattutto nella zona delle due grandi aule termali, furono ritrovate oltre alle numerose sculture conservate per lo più nella Collezione Torlonia, due grandi colonne in marmo cipollino. (Nella foto sotto: i resti della Villa Quintili).

 Queste ultime furono adattate a ornare la facciata del Teatro Apollo a Tor di Nona, di proprietà dei Torlonia, secondo il progetto del Valadier, demolito alla fine dell’800 per la costruzione degli argini del Tevere e identificate con due delle colonne che hanno costituito dall’inizio del ‘900 l’arredo del Giardino del Chiostro c. d. di Michelangelo, nel complesso delle Terme di Diocleziano sono ora tornate nella villa per decorare l’interno dell’aula termale dove sono state trovate. Agli stessi scavi si deve il ritrovamento delle fistule acquarie con il nome dei proprietari che hanno consentito di identificare in questa residenza quella dei fratelli Quintili. Lo splendido paesaggio della Villa dei Quintili che offre un panorama sulla città e sui Colli Albani “bello in ogni stagione dell’anno e in ogni ora del giorno” come osservò all’inizio del “900 lo studioso e fotografo dell’antichità Thomas Ashby, è stato oggetto dell’attenzione di artisti come Giovanni Battista Piranesi e Carlo Labruzzi che riprodussero i resti monumentali del complesso, rendendo una preziosa testimonianza oggi per la conoscenza di strutture non più visibili. L’area visitabile si estende oggi dalla Via Appia Nuova alla via Appia Antica dove era l’ingresso originario alla villa accanto a un grande Ninfeo inglobato, in epoca medioevale, in un castello con un muro che proteggeva l’ingresso dalla strada, a scopo difensivo e di controllo dei traffici della strada e del territorio. Un grande giardino di forma simile a un ippodromo, non ancora scavato, che si deve immaginare arredato da sculture di diverso genere, introduceva al settore residenziale della villa dove gli scavi recenti hanno riportato alla luce una grande piazza lastricata e stanze riscaldate e decorate con preziosi marmi dove si svolgevano banchetti e festini. Gli ambienti più strettamente privati, sia padronali sia della servitù, si estendevano verso l’attuale Appia Nuova, affacciandosi sulla campagna e sul fosso dello Statuario con criptoportici, servizi, piccole sale termali, disposti a terrazze, creando una quinta scenografica di grande effetto oggi in parte riportata alla luce. Le strutture più imponenti appartengono al settore termale dove dominano le grandi aule del calidario e del frigidario, collegate da una serie ininterrotta di sale più piccole riscaldate e con vasche destinate ai rituali del bagno romano di cui l’imperatore Commodo faceva un uso esagerato. La preziosa pavimentazione in marmi policromi orientali, ancora in buona parte conservata, aiuta ad immaginare la ricca decorazione di questo spazio che si presentava all’interno con un’articolata composizione architettonica. D’estremo interesse sono il sistema di approvvigionamento dell’acqua che dall’acquedotto principale forniva l’acqua ai vari ambienti sia del settore termale sia di quello residenziale, dei quali si sono conservate consistenti testimonianze lungo le pareti e sotto i pavimenti. Gli scavi degli anni 1998-99 hanno riportato alla luce anche numerosi materiali che documentano il lusso e la varietà dei sistemi decorativi di questa residenza. All’ingresso sulla Via Appia Nuova si trovano i servizi d’accoglienza (biglietteria, bookshoop) e un Antiquarium allestito nell’ex stalla del casale moderno dove sono esposte preziose sculture provenienti da scavi eseguiti nei primi decenni del ‘900. Tra queste s’impone la statua colossale di Zeus seduto su una roccia, divinità cara ai fratelli Quintili e all’imperatore Marco Aurelio, loro protettore. L’apertura della Villa dei Quintili non è l’unica novità per la Via Appia, dove i recenti lavori per il Giubileo hanno permesso di riportare alla luce lunghi tratti dell’antico basolato stradale e di riqualificare tutto il percorso “romano” con restauri di alcuni monumenti funerari lungo i bordi della strada e delle macere ottocentesche che separano le zone demaniali da quelle private oltre che con una particolare cura degli elementi della vegetazione.