Guido Polo, pittore da non dimenticare

Bisogna cedere un posto di rilievo a questo pittore dimenticato. Forse non tutti lo conoscono, ma egli occupa un importante spazio nel panorama dell’arte del ‘900. Anche nella vita, non è stato mai considerato appieno il suo merito artistico. Studia a Trento con Bonazza, Rasmo e Ratini, insegnanti di disegno. Durante la guerra scherma in Austria con la famiglia.  Lì, a Vienna, frequenta una scuola italiana e sviluppa il tratto segnico con il maestro goriziano Comèl, frequenta il letterato triestino Lazzarini e l’architetto Max Fabiani. Nel 1920, dopo la guerra, ritorna a Trento e da lì si sposta a Milano eseguendo numerosi disegni e acquerelli. Appone il suo operato a Padova, Venezia, Trento. Nel 1927 conosce i pittori trentini Garbari e Pancheri. A Monaco, tra il 1928 e il 1930, frequenta un corso di nudo con Koenig. Aumentano il numero delle sue xilografie, e tra le tante troviamo “Il fantasma”, forse la più nota. De Pisis e Tosi allargano la cerchia delle conoscenze di Polo (1930). Sia Trento sia Milano come altre città d’Italia sono per lui mete indispensabili. Il suo vigore pittorico fa esaltare l’espressione delle figure come il segno corrente esalta il movimento pittorico. Si accorda con continuità e costanza a questa formazione pittorica. Viaggia, espone, e partecipa a numerose attività qualificate nel secondo dopoguerra, creando delle maschere e ‘prototipi’ di corpi umani resi angoscianti dalla reale lettura dell’uomo durante la guerra. Una ricerca sociale e introspettiva quella di Guido Polo; probabilmente per questo motivo nessuno non si è mai dedicato tanto allo studio di questo piccolo grande pittore. I sensi dell’anima è il fulcro del pensiero del maestro. Statiche e pensanti figure femminili, rappresentano il dolore di quello stralcio di secolo.

 Qui il pensiero è rivolto alla riconciliazione dell’essere, all’identificazione dello stato dell’animo. Sguardi angoscianti ma sereni, introspettivi, commisurati, che debellano la struttura sociale di quel tempo. Soggetti umani che danno voce all’urgenza interiore, all’urgenza di uno spazio dove tutto tace e soggiace nell’aspettare. Sarà il saper aspettare il tema che Guido Polo ci ha voluto trasmettere attraverso i suoi tagli architettonici? Case, palazzi e finestre attendono sullo sfondo un aiuto, dietro a quell’immagine, a quella figura singolare che ognuno di noi rivede nelle seriose foto dei propri cari. Immagino la foto raffigurante una nonna attenta allo scatto fotografico, a quel briciolo di sospetto che la rende così misteriosa allo scatto. Paura, violenza, attesa; sono queste le sensazioni che incarnano e immortalano le singolari figure umane di Guido Polo. Si dice che nelle sue opere ci sia un eco che richiama Ensor. Le nature morte, i paesaggi, i tagli e le maschere non sono altro che elementari segnali sospesi ad un filo per comprendere meglio il vero e sofferto dopoguerra. Grazie a Polo, queste opere ci fanno pensare. Mi diletto nel fare un’analisi: questi sono i valori da ricercare nell’opera d’arte. Far conoscere attraverso una diretta osservazione e capire qual è la sinergia che sta tra l’opera e l’osservatore. È questa una soluzione possibile per rendere integra e piacevole la ricerca visiva; anche per apprezzare la modernità e la complessità di questo grande maestro. (Foto in alto: Figura, 1953 olio su cartone telato cm 35×23,5 – foto in basso: Venditrice di maschere, 1968 olio su tela cm 70×50).

Bibliografia:
S. Branzi, Guido Polo, Rovereto, 1945; C. Munari, Guido Polo, Milano, 1955; H. Vollmer, Kuenstler Lexicon, vol. VI, 1962, Leipzig, p.355; G. Cerrina, Guido Polo, Trento, 1963; Grafica 1900-1950 Graphik, catalogo della mostra, Bolzano, 1981, pp. 38, 198, 294; B. Passamani, Guido Polo, Trento, 1981, con bibliografia precedente. Situazioni arte nel Trentino dal ’45, catalogo della mostra, Milano, 1988, pp.36-43, 164 G.Barbera, Guido Polo, in La pittura in Italia, Il Novecento, tomo secondo, Milano, 1992, p. 1024 (con bibliografia) Guido Polo, a cura di E. Fabiani, Trento, 1992.