Quando il vedere non ha fine, l’occhio lascia pensare l’orizzonte alla mente. Provati sono gli elementi che spingono alla lettura delle opere di Andrea Biscaccianti. Pochi come lui sono riusciti ad abbandonare e a evitare l’assetto della contemporaneità.
Si pensa hai segnali asciutti della simultaneità, agli obblighi presenti delle avanguardie. Biscaccianti non fa parte di questo stereotipo. Se c’è da elogiare qualcuno, a costo di abbozzare un sorriso, è proprio l’artista preso in questione. Riflette in noi il sapere per giungere all’acquisizione del sentir dire per capire come si vive oggi. È tutto falso il presente quando si ravvisano nei silenziosi angoli di una casa, prodotti come questi. Minuziosi e attenti diventano i vertici delle pareti quando gli si sta alla giusta distanza o quando ci si pone davanti a opere come queste. Non si guarda ma si osserva, lì da soli, il contemplare dell’anima, il silenzio di quest’ultima. Tacciono ai nostri occhi le ossessioni del divenire. Tutto diventa semplice e vero nel percepire che all’interno di una stanza vive il silenzio dell’anima. (Foto sopra: La madre, 1997 – olio su tela – cm.40×50)..Qui non ci si nasconde, non si scappa, ma si attende quell’illusione chiamata verità:
Polvere, polvere rosa
Polluzione e polline
Nuvola rosa di polverePolvere rosa della Grande Nube
Qui è la rosa che implode
Che implode in polvere
Che sale in vapore
Vapore rosa al trono anticoNasce la Sposa
Abbraccio e carezza amplesso
Nube al cielo antico
Ella ha occhi più belli
Ella ha lunghi occhi viola
D’un viola di cielo anticoHa lunghi occhi viola e polline
Al viso
Polline rosa al viso antico
Ella è ora nube al cielo antico.
Io non penso che Biscaccianti voglia farci imparare che cosa è l’in temporale; penso invece che voglia dirci che cosa è l’interiore. Questi non sono percorsi d’arte, o stadi pittorici, ma veri e propri stati dell’esistenza. Claudio Pasi dice: “Non dipingere oggetti ma forme, e non più forme ma stati dello spirito” La solitudine qui sospesa non fa paura. È uno stato d’animo, un benessere incompreso o solo delle stanze dove chiedersi il perché delle cose? Nomino spesso l’essere e l’introspettivo come sorgente di lettura dell’umano. Luoghi, oggetti, ed elementi di vita che servono come primari corpi, giacciono lì, ma nessuna umana presenza ne chiede il bisogno. Vediamo La madre come un nudo che aspetta il divenire sul nero trono del mistero. Questa sa chiedersi come la propria vanità riesca a far sedere e a far posare quei nudi piedi che sfiorano il trono quasi come se accarezzassero i segreti dell’essenza. Una gioia pacata aleggia in cerchio a questa figura femminile. Anche se il busto e il viso non si vedono, si capisce che l’età della figura non ha tempo, ma spazio per essere sicura e capace di sé e di quello che gli si muove attorno. Come esiste l’interesse nell’apprendere che cosa è l’ignoto, lo spiega così, in sintesi, Andrea Biscaccianti. Andrea Biscaccianti nasce a Ferrara nel 1968.
Mostre collettive:
Dal 1994 al 1998 partecipa a una serie di mostre collettive: Modena, Bologna, Rovereto (TN), Faenza, Molinella (BO), Castel Drena (TN), Gøstrow (Germania), Cento (FE).
Pubblicazioni di Poesie:
1991 – Il segreto dei nidi, Book Editore, Castelmaggiore 1992 – 4 poesie nell’antologia Poesia verso il Duemila, Book Editore, Castelmaggiore.