Francesco Guardi, il segno lasciato

Nel 1993 in occasione delle celebrazioni per il bicentenario della morte di Francesco Guardi (1712-1793), a Castel Caldés, in Valle di Sole, zona verde del Trentino doviziosa di natura, si è tenuta una rassegna dei disegni del Museo Correr di Venezia. Visitabile solo in occasione di mostre, Castel Caldés ha rappresentato parte della Valle di Sole, favorendo l’incontro delle diverse culture, da quella veneta a quella tedesca e lombarda. Sul confine del Principato Vescovile di Trento, nella Valle di Sole, il Castel Caldés dispone di una grande casa-torre-duecentesca a cinque piani, eretta dalla famiglia Cagnò, è affiancata da sucessivi edifici voluti dai Thun a partire dalla metà del XV secolo. Sale affrescate, soffitti e rivestimenti lignei, antichi graffiti, l’araldica, resti di “erker” (balcone sporgente e coperto, tipico dell’ area tedesca) raccontano le vicende di Castel Caldes e della prigione di Olinda, la sfortunata contessina Marianna Elisabetta Thun, ivi rinchiusa. Insieme a Canaletto e Tiepolo, Guardi è fra i massimi esponenti della pittura del Settecento veneziano. Nel 1778 il maestro si spostava in Valle di Sole per rendere visita alla casa paterna in Mastellina nella Commezzadura. Francesco Guardi dovette lasciare come emigrante questa valle per recarsi a Vienna e a Venezia in cerca di fortuna e di nuove opportunità. Tutta la famiglia, originaria della Valle di Sole, si fregiava di un titolo nobiliare imperiale concessole da Carlo VI (1963). Pensare che le generazioni dei Guardi pittori sono addirittura tre: Domenico, nella sua piena giovinezza, trasmigra a Vienna ospite dello zio. Lì sposa (1698) Maria Claudia Pichler (Maria Claudia portò anche lei una custodia originaria Trentina). Dopo poco tempo tra Domenico e la sposa, nasce il primo figlio; Giannantonio. Al battesimo è presente il pittore veneziano Antonio Bellucci come padrino. Pochi anni più tardi la famiglia Guardi lascia Vienna per Venezia. Lì, la sorte volle che nascesse Maria Cecilia, la futura moglie di Giambattista Tiepolo e altri quattro figli maschi, penultimo dei quali Francesco. Paesaggi, vedute, capricci, ritratti e disegni di figura, sono stati quelli del Guardi a Castel Caldes. Un tratto veloce, “svincolato” e maturo. Le luci, le ombre e brevi linee fissano il disegno su un’equilibrato ordine compositivo. Un segno esemplare, vivace e movimentato, dove le espressioni naturali della figurazione grafica sono cariche di libertà, svincolate da una parziale area del foglio dove Francesco Guardi lavora con costanza e tenacia. Personalmente, ritengo che i disegni si possono collocare tra il fumetto e gli studi fisionomici dei rinascimentali. Altresì importanti sono le figure, come per esempio, in Due contadini che danzano (nella foto), si vedono accoppiarsi in questo singolo dettaglio. Si può leggere in questo affascinate particolare del movimento e del cromatismo. Sembra che anche i cespugli sullo sfondo danzino insieme ai due contadini in festa. È incredibile che si possa osservare dai tratti e dalle ombre degli sguardi l’avvicendarsi dei due danzanti. Si guardano e sorridono muovendosi liberamente sul foglio. Matita nera, penna, pennarello, inchiostro bruno su carta ingiallita incollata su cartoncino, sono gli ingredienti che ha usato il Guardi per creare questo splendido disegno. Gli studi più recenti collocano questa piccola opera a cavallo tra gli anni Cinquanta e Sessanta del XVIII secolo. Un ritmo veloce e aereo segno, per servirsi di una metafora, sono le marce o le armi di questo grande disegnatore e vedutista del ‘700. Altri fogli con lo stesso soggetto sono conservati a Francoforte.