Stefano Cagol, le proiezioni video e il senso dell’immagine

Colgono nel segno le opere visive di questo eccelso esteta. Per chi non ha mai sentito parlare di lui, Sfefano Cagol, è un’artista che ha regalato negli ultimi anni emozioni diverse, nuove, singolari. Police - NYC, 1999 . Still digitized printed on photographic paper mounted on aluminum - cm. 120 x 80.Affascinanti percorsi video hanno creato inedite atmosfere interne a Musei, evidenziando con stupore le proprie fantasie visive. Anche i suoi ambienti sono quasi sempre magici. Questi vengono avvolti da un alone di mistero scientifico, cariche di “pathos” scenografico e di ricchi e seducenti lembi naturali. Le tematiche traspaiono e la luce non è mai simbolo cromatico ma solo vessillo per un avvenimento. Il binomio di sintesi che trova Cagol è chiuso in un “manto spaziale”, dove questo, scopre il macro e il micro nella deposizione dell’umano e nelle sue vesti. Il “tempo” giustifica e centra la sua ricerca fino ad annullare i limiti del naturaleCi si accorge che dietro a queste opere c’è la mitologia, la conforme appartenenza di un essere nuovo, solare nonché interplanetario. Certo è che le capacità espressive sono massime sia nelle proiezione dell’animo di questo potenziale artista, sia nell’ascoltare la voce dell’infinito, la luce del corso del fiume, le distese naturali, lo scorrere del tempo in terra. Solitamente accompagnano le video installazioni una serie di immagini fotografiche rielaborate digitalmente. Stefano Cagol, nato a Trento nel 1969, utilizza nella sua ricerca il video e la fotografia. La dimensione dell’Eden, l’immagine dell’Angelo, la Natura e lo spazio urbano, segnano un percorso “ottico” che rasenta la sintesi del romantico/infinito. Parla di lui Giovanna Nicoletti: “Stefano Cagol da qualche anno sperimenta l’uso del video e del suono, del mezzo fotografico e del computer per costruire una realtà diversa, per intervenire sul presente trattenendo gli attimi preziosi della sua esperienza entusiastica. Ricicla immagini, inventa situazioni, creando però una sensazione di spaesamento per la molteplice quantità di materiale elaborato e la fragilità delle forme. Le immagini del mondo dell’arte, più il mezzo tecnico è elaborato, più sembrano chiedere di essere contemplate dal loro autore, nel loro affiorare sulla superficie: la sinteticità, la rapidità, non sembrano aiutare a raggiungere il cuore dell’espressione”. Stefano Cagol utilizza strumenti tecnologici della videocamera o della macchina fotografica per manipolare la lettura del reale. Fotografie e video fissano l’esperienza diretta della natura o della città, trasformando in maniera interrogativa le atmosfere di questi paesaggi.