Marco Adami: il soffio vitale

È una testimonianza sicura, l’operato che ci concede l’artista. Nel visitare l’indice degli elaborati di Adami, si scopre che, dentro quei segni che lui lascia sul supporto, esiste un nuovo soffio vitale. Si vede muovere la traccia dell’anima: sconcerta, il provato visibilio di un uomo che è capace di guidare i suoni dell’intelletto attraverso il segno. Piace sapere inoltre, che gli esami promossi dall’istinto di una mano, che sa concedere a quel liberatorio soffio vitale, la forza, il dolore, la paura di un’agonia, é in grado di sondare quegli estremi lati oscuri del visibile. Esplorare dunque, la forza apparente della struttura della psiche.
È inevitabile che tutto così, si conceda alla ricerca, a quel segno liberatorio che nella realtà chiamiamo vita. L’informale ha rifiutato, da un mio punto di vista, tutto il mancante possibile, e non è stato in grado di ottenere da quelle strutture “assenti” la ragione, signora-guardiana dell’esistenza per eccellenza. È per questo motivo, che l’artista preso in questione riprende, da un altro punto di vista, ciò che è stato fatto in passato; il concetto visto dall’interno, uno studio che rapporta ragione e sentimento. Parlare di corrosione umana, mi sembra eccessivo, anche se nel prendere visione delle opere di Marco Adami leggo questo e non solo. Ci vuole spiegare che la gerarchia segnica si sa, e si vuole differenziare come tale. Non é il tema del segno dell’opera d’arte che va cambiato, ma il “come” lo si colloca nel cerchio sensibile dell’appartenente. Intrecci di scaglie invisibili di carboncino aderiscono alla tela come, facendo una metafora, il latte può stare al caffè. Denoto, che il tracciare asseconda la maturità dell’artista, condiscende all’inganno, quando la mente non concentra più le attenzioni sul soggetto che si lavora. Per Adami questa intenzione é voluta, cosciente, ma per tanti altri artisti contemporanei la cosa è istintiva, quindi incosciente. Si vede dalla pulizia, e dall’equilibrio di com’è stato capace nel collocare lo stato apparente, in un’area viva di concentrati segni in continuo movimento, che descrivono il respiro dell’anima. Classe 1972, Nel 1999, Marco Adami a conseguito il Diploma di Pittura presso l’Accademia di Belle Arti a Venezia. Titolo della tesi: Anthony Cragg. (Nella foto: Disegno – Marco Adami, 2000. Inchiostro su carta, cm. 29,7 x 21).